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Appalti: certificazioni di qualità Ukas non spendibili in ambito pubblico

Appalti: certificazioni di qualità Ukas non spendibili in ambito pubblico

Tutta colpa della Brexit, verrebbe da dire. Eppure, è così: l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ha fatto perdere valore ai certificati emessi da enti accreditati da UKAS, cioè dall’unico organismo nazionale riconosciuto dal governo britannico a fornire certificazioni di qualità.

Le certificazioni di qualità della Ukas, quindi, non risultano più spendibili in gare di appalto pubbliche, come sancito nella sentenza n. 4089 depositata il 21 aprile scorso, su disposizione del Consiglio di Stato.

Di fatto, è stato accolto il ricorso di una Srl che, dopo aver vinto un appalto, si vedeva scavalcata da una Spa concorrente che aveva lamentato con successo il mancato computo del punteggio relativo alla certificazione ISO27001 (sicurezza informazioni), rilasciata da un soggetto accreditato presso l'ente inglese (UKAS).

Difatti, il Consiglio di Stato ha precisato che l’UKAS - a seguito della c.d. Brexit - non è più equiparabile agli organismi di accreditamento nazionale facenti parte della European Accreditation e, in tal senso, a nulla valgono gli eventuali accordi multilaterali sottoscritti tra UKAS e gli altri organismi di accreditamento nazionale già membri della European Accreditation. Più precisamente: “l’adesione attraverso simili accordi di UKAS all’EA conservano una loro validità per gli ambiti volontari (o non normativi) ma non anche per quelli obbligatori (o normativi) come il settore dei pubblici appalti”.

Ad essere in discussione, come chiarisce la stessa sentenza, non è l'affidabilità dei certificati UKAS nei rapporti commerciali all'interno del libero mercato ed il valore de-gli Accordi multilaterali, quanto la loro spendibilità del settore regolamentato degli appalti pubblici.

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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